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Il colpo McDermott anima la vigilia del big match con Tortona

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(Foto di copertina Maurizio Borserini-Varese News)

Non c’è che dire, il senso del coup de theatre di certo non difetta in casa Pallacanestro Trieste: mentre altrove si fa a gara per annunciare trattative milionarie, predire l’arrivo di quel o quell’altro giocatore dal nome altisonante, creando attese e provocando inutilmente ed inevitabilmente delusioni, polemiche e derisione, GM & presidente biancorossi lavorano come da tradizione consolidata in silenzio, sotto traccia, stanno alla finestra affondando il colpo solo al momento necessario, andando chirurgicamente a cogliere l’occasione perfetta (alla fine dei playout di Champions League) al momento giusto (a due settimane dalle Final Eight di Coppa Italia). Sean McDermott è un’ala di 198 cm, decisamente più un “3” che un “4”, dotato di gran fisico, velocità ed ottima tecnica di tiro, specie da oltre l’arco, ma che non disdegna l’uno contro uno e l’attacco diretto al ferro. Le percentuali espresse nella sua precedente esperienza italiana, da capitano di Varese nella stagione scorsa, lo precedono e ne spiegano abbondantemente le caratteristiche: non un top player, ma dotato della giusta cattiveria e di doti di leadership che ne fanno un giocatore perfetto per la Trieste di quest’anno. Del resto, era piuttosto chiaro come Mike Arcieri fosse alla ricerca di un profilo che non andasse ad intaccare l’armonia non comune che rende lo spogliatoio triestino uno dei suoi punti di forza anche in campo. Pertanto, qualche settimana di attesa -e di sofferenza per le continue assenze- ha permesso di completare quella fase di fine tuning nel processo di scouting che porta a Trieste il giocatore che nella passata stagione, con 14 punti in 30 minuti giocati in media, con il 57% da due, il 41% da tre punti e quasi il 90% ai tiri liberi (sperando che non si allinei velocemente alla percentuale dei nuovi compagni dalla linea della carità) aveva trascinato la OpenJob Metis ad una soffertissima salvezza. Una Varese che a giugno 2024 aveva tentato fino all’ultimo di trattenerlo in Lombardia, non potendo però pareggiare l’ingaggio offerto dai turchi del Pinar Karsiyaka. E che, per l’ennesima volta, dopo Reyes, Brown e Ross, vede approdare alla corte dell’ex GM “cacciato” dal General un giocatore assoluto protagonista a Masnago, sebbene McDermott, a differenza degli altri tre, non abbia fatto parte della squadra plasmata da Arcieri due stagioni fa. La società, oltre ad annunciare l’ingresso nel roster di McDermott, non fa cenno a possibili (ma non affatto scontati) nuovi sviluppi in uscita, sebbene il settimo visto straniero non implichi necessariamente una scelta dolorosa come il taglio di un altro giocatore: il ruolo di McDermott è quello attualmente ricoperto da Justin Reyes, le cui condizioni atletiche non sono ancora nemmeno lontanamente accettabili, sebbene siano apparse in netto miglioramento a Milano. E’ possibile che si voglia concedere al portoricano tutto il tempo necessario per un pieno e totale recupero non solo della forma, ma anche della perfetta efficienza meccanica delle sue ginocchia, senza rinunciare (ed anzi, allo stato attuale, facendo un deciso upgrade) ad uno straniero titolare nello spot di ala piccola. Senza contare che la politica estremamente prudente nella gestione anche di piccoli infortuni rende un backup di questo livello estremamente prezioso se non indispensabile.

Appare però improbabile che McDermott possa essere schierato già sabato sera contro Tortona. I tempi tecnici per il tesseramento ed il visto, le visite mediche ed almeno qualche allenamento che gli permetta di comprendere il nuovo mondo nel quale è stato catapultato, rendono pressoché impossibile il suo impiego immediato, per cui sarà necessario ancora qualche giorno di pazienza per vederlo all’opera dal vivo. Come sempre, non trapelano notizie sullo stato di salute del roster biancorosso e pertanto, in assenza di notizie contrarie e di infortuni di cui si abbia evidenza, la squadra dovrebbe presentarsi al completo per il big match contro i piemontesi, che può a buon diritto essere considerato uno dei punti di svolta della stagione per entrambe le squadre. Uthoff è infatti rientrato nei ranghi dopo qualche giorno di stop per l’attacco influenzale che l’aveva tolto dai giochi al Forum domenica scorsa, ed il suo apporto è da considerare imprescindibile (specie in difesa) contro una squadra che fa proprio della qualità e della quantità dei suoi esterni -Kyle Weems, Arturs Strautins e Tommaso Baldasso su tutti- capaci di colpire da fuori così come di incidere come una lama nel pitturato, uno dei suoi numerosi punti di forza. Vital e Khuse sono le due guardie, dotate di capacità di ball handling, visione di gioco e capacità di mettersi in proprio quando necessario. Kamagate e Biligha sotto canestro possiedono le caratteristiche fisiche dei giocatori che fin qui hanno maggiormente messo in difficoltà Johnson e Candussi, ed è proprio nel pitturato che si giocherà una delle partite nella partita più determinanti.

La sfida di andata coincise con la seconda grande sorpresa della stagione triestina, che alla terza giornata aveva già battuto Milano all’esordio e vinto sul campo di una Napoli che mostrava già i presupposti di una stagione che si sarebbe dimostrata difficilissima. Quella contro Tortona, oltretutto sul suo campo, costituì la consacrazione della sfacciata determinazione con la quale gli uomini di Jamion Christian affrontano ogni trasferta: la Bertram era infatti indicata da molti come una fra le squadre dotate di roster lungo ed adatto ad affrontare il doppio impegno in Italia ed in Europa, e secondo i famigerati quanto fallaci power ranking estivi anche in grado di arrivare fino in fondo su entrambi i fronti. Trieste si impose in modo autoritario, pasticciando inutilmente in un finale nel quale Vital fallì sulla sirena la bomba del possibile pareggio. In quella partita Denzel Valentine si trasformò nel chitarrista apparentemente scanzonato che con la leggerezza di uno show man nato si rivelò anche molto concreto, risultando alla fine il vero match winner con 22 punti e 7 assist. Dopo mezza stagione regolare, con le due squadre appaiate in classifica (con 10 vittorie che a Trieste possono anche andare strette ma vanno considerate un traguardo più che soddisfacente, molto meno appagante per una Tortona allestita per raggiungere risultati ben diversi), la squadra di Jamion Christian sembra più matura e consapevole, ancora preda di transitorie amnesie e bad execution del piano partita che talvolta ne tarpano le ali, ma sostanzialmente i meccanismi sui due lati del campo sembrano di partita in partita più assimilati, con giocatori come lo stesso Valentine che hanno maturato uno spirito di squadra che li rende forse meno spettacolari ed imprevedibili, ma di gran lunga più funzionali e quindi efficaci nel disegno complessivo.

Tortona arriva a Trieste ferita ed arrabbiata per due sconfitte consecutive, una in campionato in casa con Reggio Emilia e l’altra in Europa a Würzburg, maturate negli ultimi istanti di gara e con il minimo scarto. Per la terza volta consecutiva, quindi, i biancorossi affronteranno una squadra reduce da un impegno in Coppa disputato solo un paio di giorni prima, e dunque con poco tempo a disposizione per preparare la partita al meglio, sebbene ormai ben poche squadre abbiano ancora in serbo particolari segreti tecnico tattici per gli allenatori avversari. Anche Trieste, però, ha qualcosa da farsi perdonare ed arriva alla sfida ben decisa a non ripetere una prestazione da 19 palle perse e disorganizzazione offensiva che si era tradotta in soli 6 punti realizzati nell’ultimo quarto a Milano: a vegliare sulla concentrazione sarà, anche, la decisa reazione in settimana di un coach descritto come molto “europeo” e molto poco friendly nell’approccio all’analisi della partita contro l’Olimpia.

Le due squadre si equivalgono in molte delle statistiche che ne misurano la qualità delle prestazioni, sebbene sviluppino una pallacanestro molto diversa fra loro, esatto specchio della filosofia e della scuola di formazione dei loro coach: di gran lunga più organizzata e tradizionale sia in attacco che in difesa la squadra di Walter De Raffaele, con un piano partita perfettamente adattato all’avversaria di turno studiata in modo maniacale. Molto più istintiva, basata su sé stessa ed apparentemente libera la squadra triestina, che ama correre e predilige il tiro da fuori, sebbene sia spesso soggetta alle creazioni (e di conseguenza alla vena) dei suoi solisti americani. I presupposti per una partita spettacolare, dunque, ci sono tutti. Si spera che il PalaTrieste con il suo calore, una buona volta, si trasformi realmente in un valore aggiunto anziché un surplus di pressione per i giocatori biancorossi, paradossalmente fin qui “intimiditi” dall’entusiasmo dei propri tifosi.

Chi vince rimane sesto: una vittoria di Trieste varrebbe doppio perchè oltre ai due punti di vantaggio in classifica si sommerebbe il vantaggio nel doppio scontro diretto. Giornata di campionato che si preannuncia importante, con la difficile trasferta della più immediata inseguitrice del treno playoff, la Reyer, impegnata nella difficilissima trasferta a Bologna: per Venezia è uno degli ultimi treni per poter continuare a sperare di riagguantare una posizione di vertice con un poderoso recupero, in alternativa i lagunari dovrebbero derubricare l’obiettivo ad una semplice entrata fra le prime otto: va da sé che tenerla a quattro punti di distanza -se non a sei- costituirebbe una vittoria nella vittoria.

Palla a due in via Flavia alle 20:30.