(Photo credit: profilo Facebook ufficiale Pallacanestro Trieste, Foto B.Costantini / Ciamillo-Castoria)
Mancava in effetti “solo” il premio dei due punti all’apice del ciclo terribile che ha visto una Pallacanestro Trieste ferita affrontare in rapida sequenza quelle che sono le migliori squadre della Serie A: un vero peccato non aver avuto l’opportunità di giocare ad armi pari (soprattutto nei match casalinghi) con Reggio Emilia, Trento, Brescia e Sassari, più che altro per lo spettacolo mancato, ma ciò che appare evidente è che nessuna di tali formazioni sia apparsa superiore in modo schiacciante rispetto a Trieste, nemmeno potendo affrontarla con il roster al completo. Tutte hanno invece dovuto faticare e rimanere concentrate fino all’ultimo secondo per aver ragione di un gruppo mai domo, mai arrendevole, costantemente alla ricerca di reazione sul piano emotivo e tecnico qualunque sia stato il quintetto schierato da coach Christian in qualunque situazione di punteggio, anche quella apparentemente più irrecuperabile.
Gruppo mai domo ma anche a secco di vittorie, e sebbene il tesoretto accumulato grazie alla partenza lanciata permettesse (e permetta ancora) di rimanere tranquilli con ogni obiettivo ancora alla portata, veder premiate da una vittoria quelle rimonte poderose, quei finali punto a punto, avrebbe costiuito una discreta iniezione di fiducia e consapevolezza nei propri mezzi per i biancorossi alabardati, oltre a recapitare un messaggio chiaro e forte alle dirette contendenti per un posto al sole. La meritata vittoria a Bologna, sul campo forse più inaspettato, corona finalmente anche la rincorsa ai due punti, e lo fa nel modo più fragoroso possibile. Sono due punti che non cambiano molto nella mentalità dei giocatori, rimasti sempre pazientemente sul pezzo, né in quella di un coach sempre più convincente nello spiegare il suo credo: una filosofia, la sua, che si può declinare su un campo da basket così come nella vita di tutti i giorni, in qualunque ambiente lavorativo, persino familiare. Una specie di alieno atterrato a Trieste sedici mesi fa, che sembrava predicare -incompreso e perfino deriso- nel deserto di una mentalità tradizionalista e poco incline al cambiamento, e che ora viene invitato a duettare nel podcast di Danilo Gallinari o viene citato nei canali baskettari su YouTube più seguiti ed apprezzati in Italia. Due punti, però, capaci di dissipare qualche nuvolo grigio (più che nero) che stava addensandosi sul riconquistato entusiasmo dei tifosi, che finora hanno riempito mediamente 5600 posti del Palatrieste ma stavano cominciando a farsi qualche domanda sull’effettiva tenuta di una squadra così martoriata dagli infortuni.
Contro Cremona si inaugura il ciclo finale che porterà al completamento del girone d’andata, quattro partite che vedranno la squadra triestina giocare per ben tre volte fra le mura amiche: prima della fine dell’anno contro Venezia e poi, dopo la trasferta a Scafati, affrontando Pistoia. Quattro sfide contro squadre che seguono Trieste in classifica, particolare che, però, non deve ingannare né illudere. Intanto perchè chi in questa prima parte di campionato ha mostrato più falle nel roster rimanendo attardato in graduatoria ha fatto ricorso al mercato, talvolta in modo anche radicale, stravolgendo equilibri interni senza avere peraltro la garanzia che tali stravolgimenti possano in effetti portare benefici, ma togliendo punti di riferimento a chi affronterà tali squadre d’ora in poi. Inoltre, perchè club come la Reyer, che negli inutili power rankings estivi veniva collocata unanimemente nei primi tre-quattro posti, devastata dagli infortuni in apertura di stagione regolare aveva iniziato il campionato in modo drammatico, ma sta lentamente recuperando i lungodegenti, sebbene senza aver ancora trovato chimica, convinzione e risultati.
Trieste, per ammissione del suo stesso coach, guarda però soprattutto a sé stessa, a recuperare la salute migliore, a smussare i difetti che finora l’hanno penalizzata, cercando di maturare sempre più la consapevolezza che, quando riuscirà a farlo, sarà in grado di competere e battere chiunque. Ovviamente viene stilato un piano partita, vengono studiati assieme ai coordinatori della difesa e dell’attacco i punti di forza e le falle nel gioco delle avversarie, le caratteristiche dei loro giocatori, ma Trieste dall’inizio della scorsa stagione si specchia soprattutto sulla perfetta esecuzione del suo gioco, che eventualmente dovranno essere gli altri ad arginare. Sono due facce della stessa medaglia, che tolgono imprevedibilità ed elasticità di adattamento alle situazioni, ma impongono una ferrea coerenza ed una disciplina nel seguirla che, se eseguita nel modo corretto, diventa letale.
Intanto, sarebbe bello tornare a poter contare sulla salute: rientrato Colbey Ross, 23 minuti di alta qualità sul parquet felsineo con buone sensazioni anche dal punto di vista fisico, la situazione di Markel Brown viene monitorata di ora in ora. Brown era con la squadra a Bologna ed ha svolto il riscaldamento pre partita con i compagni, rimanendo però seduto in panchina per tutti i 40 minuti. L’unico “bollettino medico” diramato parlava di una rivalutazione prima di Natale, e l’occasione del match contro Cremona il 21 dicembre pare, per l’appunto, tale momento. Jamion Christian, qualche giorno fa, si diceva ottimista sulle possibilità di tornare presto al completo, e dunque l’impressione è quella che ci sia qualche possibilità di rivedere il leader tecnico della squadra nuovamente in campo. Per contro, nel caso in cui il suo ginocchio non dia garanzie al 100% sull’avvenuta guarigione nell’ultimo controllo, il giocatore non verrà rischiato per nessun motivo. Al completo dovrebbe voler dire riabbracciare in campo anche Jsutin Reyes, ma sarebbe più semplice credere a Babbo Natale. L’assenza del portoricano, al di là dei proclami sulla resilienza e sulla capacità di reazione, costituisce una falla nel roster che, nel medio periodo ed in prospettiva dei relativi obiettivi, potrebbe diventare decisiva.
La squadra di Demis Cavina conta su solo quattro punti in classifica, frutto della vittoria contro Napoli a metà ottobre e di quella, nettissima, contro Varese due settimana fa. Ma esce anche da due sconfitte in trasferta arrivate proprio sul filo di lana, a Trapani (dove aveva condotto per 39 minuti prima di venire travolta dalla classe degli assi nella manica di Repesa) ed a Treviso con il buzzer beater di Bowman a spezzare le speranze biancazzurre con la Vanoli padrona del risultato fino a pochi secondi prima. In generale, Cremona difende discretamente ma il suo attacco produce mediamente 8 punti meno di Trieste contro la quale soccombe in tutte le voci statistiche tranne la percentuale dalla linea dei tiri liberi e le palle perse, nelle quali la squadra giuliana è clamorosamente ultima. La Vanoli in estate pare abbia fatto i compiti andando ad osservare -e mettere sotto contratto- i giocatori che avevano maggiormente messo in difficoltà Trieste durante i playoff di A2: da Torino è infatti arrivato in Lombardia il centro Poser, da Forlì il promettente play Zampini e da Cantù l’ala Nikolic: tutti e tre stanno disputando un campionato discreto ma scontano ancora l’impatto, soprattutto fisico, con la categoria. Nelle ultime cinque partite coach Cavina ha accolto nel roster Payton Willis, l’anno scorso a Pistoia, che ha elevato notevolmente la qualità degli esterni, mentre sotto canestro è arrivato un giocatore che in molti (più che altro dopo aver osservato come Arcieri si era mosso sul mercato) davano all’ombra di San Giusto: Tariq Owens, centro filiforme ma super atletico, che durante la stagione trascorsa a Varese aveva dato spettacolo in coppia proprio con Colbey Ross.
Due saranno gli ex del match: Michele Ruzzier ha disputato tre ottime stagioni alla Vanoli dal 2017 al 2020, ma il ritorno che più fa discutere in queste ore è naturalmente quello di Corey Davis, per una stagione e mezza agli ordini prima di Ciani e poi di Legovich, oggi in bianco azzurro per la seconda stagione consecutiva. La vicenda che lo vide protagonista nella primavera del 2023, mai chiarita nelle circostanze precise, privò la squadra del suo giocatore chiave nelle partite decisive, perse le quali venne retrocessa in A2. Davis non aiuta a rivelare come in effetti andarono i fatti che lo portarono alla positività ad un metabolita della cocaina, ma che comunque non gli valsero mai una condanna con conseguente squalifica. Noto per le sue frequentazioni notturne in modo peraltro non dissimile da tantissimi suoi illustri predecessori, Davis non passa certo per un modello di rettitudine ed attaccamento all’impegno (mentre non ha mai fatto mancare, anche ostentandolo, quello alla maglia), ma mettere in diretto rapporto consequenziale la sua sospensione con la retrocessione pare un po’ una forzatura dettata dall’esigenza di trovare per forza un capro espiatorio: quel risultato sportivo nefasto ha in realtà molti padri, con la gestione del comportamento di Davis fuori dal campo da parte della società non certo esente da ombre, ed in ogni caso non è affatto dimostrabile che, pur potendo contare sul giocatore, la salvezza sarebbe stata possibile per una squadra apparsa stremata ed emotivamente allo sbando nelle partite più importanti. Acqua passata. Comunque sia andata, la stagione nella serie inferiore ha permesso a Trieste di risorgere immediatamente dalle ceneri cambiando completamente pelle. Se applaudire Davis per quanto di buono ha dimostrato in maglia biancorossa per il 90% del tempo pare effettivamente una forzatura, fischiarlo ed attaccarlo impietosamente per tutto l’incontro pare un esercizio di inutile acredine verso un ragazzo che ha ammesso l’errore e si è scusato, oltre a rischiare di caricarlo a molla per reazione ottenendo l’effetto contrario. L’indifferenza sarebbe una punizione di per sé equilibrata da un lato ed altrettanto esemplare dall’altro.
Palla a due per l’anticipo della dodicesima giornata alle 20:30 al PalaTrieste. Diretta su DAZN e Radio Punto Zero Tre Venezia, ma essere presenti è essenziale per non perdere l’abbrivio.