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Showtime al PalaTrieste, Varese spazzata via

Tempo di lettura: 8 minuti

PALLACANESTRO TRIESTE – OPENJOBMETIS VARESE: 107-81

Pallacanestro Trieste: Bossi 3, Ross 10, Reyes n.e., Deangeli (k) 2, Uthoff 9, Ruzzier 6, Campogrande 3, Candussi 13, Brown 20, Brooks 10, Johnson 10, Valentine 21.

Allenatore: Jamion Christian. Assistenti: Francesco Taccetti, Francesco Nanni, Nick Schlitzer.

Varese: Akobundu-Ehiogu 10, Harris 8, Alviti 5, Gray 4, Librizzi 9, Virginio n.e., Turconi n.e., Assui, Fall, Brown 14, Hands 12, Johnson 19.

Allenatore: Herman Mandole. Assistenti: Marco Legovich, Federico Renzetti.

Progressivi: 27-15 / 50-32 // 74-53 / 107-81

Parziali: 27-15 / 23-17 // 24-21 / 33-28

Arbitri: Grigioni, Valzani, Marziali.

Prima del risultato. Prima delle statistiche, prima degli aspetti tecnici che consentono una vittoria larghissima ed una posizione in classifica che per una neopromossa sembra una follia, c’è da osservare l’aspetto più evidente, più eclatante, se vogliamo più esaltante della Pallacanestro Trieste targata Arcieri/Christian: questi ragazzi divertono, divertono parecchio, ma ancora prima si divertono, godono nel giocare insieme, si esaltano per i successi dei compagni, ed esaltandosi esaltano il pubblico, che da inizialmente prudente si è trasformato in convinto e da convinto è ora totalmente conquistato. Un circolo virtuoso che nasce dai risultati, naturalmente, ma i risultati, considerato anche il calendario non certo agevole riservato alla Pallacanestro Trieste in questo primo scorcio di stagione, non arrivano di certo per caso. Le vittorie aiutano, certo, però in queste settimane di mania cittadina collettiva per la pallacanestro il club sta accumulando un tale tesoretto di fiducia e popolarità che quando arriveranno – e arriveranno – le difficoltà e le sconfitte, questi ragazzi saranno comunque incoraggiati e sostenuti, aiutati quasi fisicamente ad uscirne.

Contro Varese, partita che alla vigilia, nonostante, o forse proprio a causa della dipartita di Nico Mannion presentava qualche insidia soprattutto dal punto di vista dell’approccio mentale, Trieste non fa prigionieri già dal primo minuto. Il defensive coordinator, in settimana, evidentemente ha fatto fare i compiti ai suoi ragazzi: dopo una prestazione ed una vittoria netta a Treviso, nella quale l’unico aspetto potenzialmente capace di far storcere il naso era stato l’atteggiamento difensivo talvolta poco intenso e distratto, la squadra torna ad abbassarsi sulle gambe difendendo in modo asfissiante dalla prima palla a due, anticipando ogni singola linea di passaggio, approfittando in modo esiziale sia della netta superiorità fisica di Colbey Ross su Librizzi, unico playmaker di ruolo rimasto attualmente a disposizione di coach Mandole, sia della superiorità numerica dei lunghi triestini, che blindano il pitturato nemmeno fosse Fort Knox. Contro una quadra che di buono aveva solo il fatto di essere prima in campionato per punti segnati, specie nei primi tempi, Trieste chiude ogni soluzione per tiri da tre comodi, con Hands, Harris e lo stesso Librizzi a tirare poco e male, ed il match winner della partita contro Pistoia Davide Alviti (fermato in settimana dall’influenza ma impossibile da lasciare a riposo) a non imbroccare un solo tiro da tre per tre quarti di partita. Nella metà campo difensiva, già in partenza tallone d’Achille per una squadra che arrivava a Trieste con una media di 102 punti subiti a partita, la notte per la squadra di Mandole è ancora più fonda, complice anche lo stato di grazia dei due ex di lusso, Colbey Ross (subito limitato dai due falli commessi e messo a riposare per più di metà del primo tempo) ed un inarrestabile Markel Brown liberi di seminare letteralmente il panico per imprevedibilità delle iniziative e precisione nelle conclusioni. Al trio, naturalmente, non può rinunciare ad unirsi il chitarrista de noantri, quel mix di genio, follia, tecnica e divertimento che risponde al nome di Denzel Valentine: il barba è un alieno per la difesa lombarda, esegue gli uno contro uno andando ad attaccare il ferro con una semplicità che sembra quasi noncuranza, arrivando al sottomano come se si fosse ancora nel riscaldamento prepartita. Se per qualche motivo la difesa avversaria azzecca il cambio giusto e ne impedisce la penetrazione, arresta il palleggio in una frazione di secondo e fa partire bombe incurante della distanza dal canestro, tendenzialmente centrandolo. Detta così, sembrerebbe la descrizione del solito individualista narcisista mangiapalloni. Oddio, il buon Denzel un po’ narcisista non si può negare che lo sia, ma se un giocatore risulta anche il miglior assistman della serata (con un paio di palloni fatti passare come di consueto dietro la schiena, sopra la testa o sotto le gambe), nonché il miglior rimbalzista della squadra, allora ci si deve arrendere all’evidenza di quanto i suoi detrattori milanesi abbiano preso un clamoroso abbaglio definendolo un bluff. Vederlo a fine partita circondato da un nugolo di bambini adoranti in cerca di un cinque, un selfie o un autografo riempie di per sé il cuore. Solita partita in pantofole per tutti gli altri. A Michele Ruzzier viene concesso un maggiore minutaggio a causa dell’uscita prudenziale di Ross, e Michele risponde con una partita giudiziosa ed ordinata, in cui detta i tempi giusti, spinge a 100 all’ora quando c’è da correre in contropiede, rallenta quando c’è da ragionare e spegnere le -rare- fiammate di Varese. Uthoff è come sempre un ice-man tuttofare di una efficienza indispensabile per l’economia della squadra, Brooks, anche se sbaglia il primo tiro da quattro partite a questa parte (tirando comunque 4 su 5 da due e 2 su 2 ai liberi) dimostra di possedere un clamoroso tempismo a rimbalzo e nel tap in, che gli permette di convertire in punti gli errori al tiro dei compagni. E poi, anche lui, come Valentine, è dotato di quella innata capacità istrionica capace di infiammare la folla. Johnson sembra meno a suo agio rispetto a Treviso, ma va comunque comodamente in doppia cifra, sgomita, cattura rimbalzi, ci prova anche da post basso anche se la presenza di Akobundu-Ehiogu è fisicamente intimidatoria, però la squadra di Christian è scaltra nello sfruttare ogni singolo mismatch che porta un piccolo a difendere su un lungo: lo fa più volte con Brooks, Uthoff, Candussi, lo stesso Johnson.

Le cifre, come detto, in una partita del genere arrivano dopo il pathos all’interno del palazzetto, dopo l’atteggiamento e l’intensità, dopo il divertimento e lo spettacolo. Ma spiegano una vittoria di 27 punti più di una superflua cronaca che si ridurrebbe a raccontare un vero monologo, con un divario che si amplia progressivamente e non lascia via di scampo a Varese, anche perchè l’iniziativa e l’inerzia della partita non sfuggono letteralmente mai di mano ai giocatori triestini. Il dato più eclatante: 135 a 77 la valutazione finale complessiva. Come prevedibile, Trieste domina a rimbalzo: 49 a 32 il dato finale, con addirittura 16 rimbalzi in attacco che consentono seconde e talvolta terze chance ai tiratori biancorossi. Certo, la squadra di Christian ne concede 9 sotto il proprio canestro, ma si tratta quasi sempre di rimbalzi lunghi o dalle traiettorie fortunose, più che frutto di tagliafuori o distrazione della difesa. Trieste tira con il 54,5% da due e addirittura il 51% da tre, con ben 16 triple realizzate su 31 tentativi (Varese tira con il 24% da oltre l’arco, realizzando solo 8 triple, esattamente la metà degli avversari). Il gioco corale dei ragazzi di Christian è testimoniato dai 22 assist -contro i 12 di Varese- segno che le esasperate individualità che costituivano il maggiore timore della vigilia i campionato sono incastonate in un sistema che coinvolge ogni singolo giocatore impiegato. Certo, ci sono ancora numeri da limare: il 61% ai tiri liberi, su 18 tentativi, peggiora ancora il poco esaltante ultimo posto fra le 16 di Serie A. Le palle perse sono metà del solito, ma rimangono comunque in doppia cifra, 12, che non pesano solo perchè Varese ne perde altrettante. In ultima analisi, il brivido maggiore nei 40 minuti arriva dalla scena di Markel Brown zoppicante portato a braccia fuori dal campo ed immediatamente ritiratosi negli spogliatoi. Brown rientrerà in campo dopo pochi minuti, ma spaventi del genere sono in grado di devastare le coronarie degli spettatori più sensibili.

Infine, una nota più lieta arriva dagli Italiani. Ruzzier e Candussi sono protagonisti di regolari rotazioni dall’inizio di campionato, Campogrande sta trovando maggiore spazio a suon di personalità e prestazioni convincenti sia in attacco che, soprattutto, in difesa. Complice ovviamente il divario incolmabile ed il calo fisico e morale di Varese, Trieste finisce negli ultimi cinque minuti con un quintetto che non si era permessa di schierare nemmeno nei playoff di A2: Ruzzier, Candussi, Campogrande, Bossi e Deangeli trovano il modo di cercarsi, trovarsi, dare spettacolo con assist sopra la testa, bombe, palle recuperate, rimbalzi, che ampliano ulteriormente il gap davanti ad avversari che cercano di non mollare e tengono in campo i migliori. Alla fine andranno a referto in 11 su 11 scesi in campo (già, perchè il dodicesimo, Justin Reyes, non si alza dalla panchina, rinviando ancora una volta l’esordio della squadra al gran completo), segno anche del piacere che ognuno trova nel coinvolgere, oltre sé stesso, anche i compagni. Al netto di minuti spesi forse più per concedere le meritate standing ovations ai protagonisti assoluti, sono minuti di qualità, giocati ad alta intensità ed in grado di restituire fiducia e consapevolezza che torneranno utili più avanti nel campionato.

Chiusa la fase di rodaggio della stagione, quella nella quale era magari più probabile approfittare di squadre più attrezzate ancora in assestamento o distratte dall’inizio della coppa europea di turno, o più semplicemente era possibile sorprenderle a sottovalutare la neopromossa di turno, ora gli equilibri si assesteranno ed i veri valori del campionato tenderanno ad emergere. Le prossime partite diranno molto a questo proposito: i match contro Trento (ancora a punteggio pieno dopo aver sepolto Milano), Trapani e Brescia (che si sono incontrate nell’ultima giornata con la travolgente vittoria dei siciliani) -intervallati dalla difficile trasferta a Sassari- saranno un banco di prova determinante, chiuso il quale si potranno anche cominciare a fare calcoli in prospettiva sul primo obiettivo minimo della stagione, la conquista delle Final Eight di Coppa Italia. Grazie a questa vittoria ed al record di 5-1 Trieste, dall’alto dei suoi 10 punti, si iscrive con pieno merito e con tutto il diritto a questo club delle migliori, e giocherà da temuta pari contro alcune fra le favorite della vigilia.

Brucia parecchio dover finire di descrivere l’esaltante pomeriggio di pallacanestro vissuto all’interno del PalaTrieste con ciò che è accaduto all’esterno. Proprio nei minuti nei quali Michael Arcieri, con respiro internazionale, lodava il pubblico triestino per aver applaudito a più riprese gli avversari, a qualche metro di distanza, all’esterno, alcuni violenti, lasciati uscire prima dal palazzetto non si sa rispettando quale norma di sicurezza, pensano bene di sfogare la frustrazione per la rumba subita in campo ed il loro stanco campanilismo anni ’80 (dimostrando che lo striscione di sabato scorso a Treviso non ha insegnato nulla), prendendo a sprangate, pugni e tiri di fumogeni e cassonetti famiglie, bambini, persone ignare anche della loro esistenza, figurarsi della supposta rivalità, mandandone qualcuno all’ospedale. Al netto dell’ennesima conferma dell’assenza di quoziente di intelligenza nel cervello di tali imbecilli (del resto prendersela con loro è come dare colpa alle nuvole perchè piove), c’è da chiedersi come sia possibile che in una città, unica nel panorama cestistico italiano, costretta a mantenere un cuscinetto di posti -e biglietti- invenduti per sicurezza anche in assenza di tifoserie avversarie annunciate, proprio questa banda di teppistelli non sia stata scortata, isolata, messa in condizione di non nuocere, bensì lasciata libera di scorrazzare in via Flavia per una ventina di minuti. Per quanto ci riguarda, tutta la nostra solidarietà va alle persone ed ai rappresentanti delle forze dell’ordine loro malgrado coinvolte, soprattutto ai feriti. Loro, certamente, il prossimo big match casalingo con Trapani se lo godranno, guardando le altre dall’alto verso il basso. I vigliacchi incappucciati potranno farlo a casa loro o sono gemellati pure con i siciliani?

Risultati della sesta giornata

BRESCIA-TRAPANI 74-95
SCAFATI-CREMONA 85-77
TRIESTE-VARESE 107-81
TORTONA-SASSARI 71-68
TRENTO-MILANO 91-57
NAPOLI-VENEZIA 80-81
VIRTUS BOLOGNA-TREVISO 104-97
PISTOIA-REGGIO EMILIA 73-70

Classifica dopo 6 partite

TRENTO 12
TRIESTE 10
VIRTUS BOLOGNA 10*
TORTONA 8 *
TRAPANI 8
BRESCIA 8
MILANO 8
REGGIO EMILIA 6
VENEZIA 6
PISTOIA 6
SCAFATI 4
TREVISO 2
CREMONA 2
SASSARI 2
VARESE 2
NAPOLI 0

(Tutte le foto courtesy of Fabio Angioletti)