Sono innumerevoli gli intrecci e le suggestioni che domenica sera entreranno in campo assieme ai 22 giocatori sul ridipinto parquet di via Flavia. La storia recente di Varese e Trieste, infatti, è costellata di curiose coincidenze, ricorsi storici, motivi di rivalsa, un po’ di nostalgia, qualche rimpianto, zero ripensamenti. C’è anche da giocare, però, una partita importante per entrambe le contendenti, una alla ricerca di conferme dopo il sacco di Treviso, conferme che potrebbero lanciare definitivamente nell’iperspazio l’entusiasmo ormai incontenibile dei tifosi, e l’altra che ha l’assoluta necessità di risollevarsi da un inizio di campionato folle, in cui ha incassato mediamente 109 punti nelle prime quattro partite, vincendo poi la quinta (subendone comunque 95) contro l’unica squadra di Serie A che attualmente versa in una situazione più allucinante e grottesca rispetto alla sua, la Pistoia ostaggio delle ripicche reciproche fra gli ex “triestini” Ron Rowan (presidente) e Dante Calabria (coach -?-).
Fine di una brutta storia di mercato
C’è intanto da dire che si è finalmente conclusa la soap opera di serie B, di cui anche le tribù antropofaghe delle isole Andamane conoscevano in anticipo l’esito, che negli ultimi dieci giorni ha coinvolto Nico Mannion, la Pallacanestro Varese e l’Olimpia Milano, con la discutibile decisione del Red Mamba di accasarsi alla corte di Ettore Messina in una Olimpia Milano nella quale andrà a contendere a Flaccadori il poco esaltante ruolo di terzo playmaker. L’accordo, per questione di tempi, verrà ufficialmente depositato in Lega lunedì prossimo, pertanto ci sarebbe per coach Mandole la teorica possibilità di schierare il figlio di Pace per l’ultima volta in maglia varesina proprio a Trieste: possibilità, però, che non si realizzerà, primo per la volontà del giocatore di non rischiare di infortunarsi proprio alla vigilia della firma di un contratto grazie al quale lui ed il suo attuale club verranno ricoperti di euro, e poi per l’inopportunità di utilizzare un giocatore che da settimane scalpita per abbandonare la nave che fa acqua, per provare l’avventura in Eurolega. Operazione che se non altro costituisce una potente iniezione di liquidità per la OpenJob Metis (si parla di quasi 700 mila euro fra buyout e risparmio sull’ingaggio, sebbene le cifre ufficiali non siano state comunicate), che ora si lancerà con decisione sul mercato alla ricerca di un lungo ed un playmaker, presumibilmente americani, passando così al 6+6 per risollevare le sorti di una stagione altrimenti già compromessa. Ovviamente i nuovi innesti -peraltro nemmeno ancora individuati- non potranno essere schierati domenica sera a Trieste, anche perchè le trattative che finora si sono concentrate sul centro, dapprima dirette sul cavallo di ritorno (da Rieti in A2) Skylar Spencer, poi su Pauly Paulicap da Treviso, ed infine sul lettone Anzejs Pasecniks (che andrà al Cedevita) sono naufragate ben prima di avvicinarsi ad una reale possibilità di chiusura. Il maquillage voluto da coach Mandole, resosi indispensabile alla luce della latitanza a rimbalzo e della emorragia difensiva, si è dunque finora ridotto al ritorno a Varese dell’ala Jaron Johnson, già protagonista a Masnago nella squadra degli immarcabili, ma che all’esordio contro Pistoia non ha certo brillato (6 punti, 2 rimbalzi, 2 di valutazione e -5 di plus/minus in ben 25 minuti di impiego). Il più probabile candidato al taglio, già da settimane, è l’ala Gabe Brown, che anche a Trieste sarà molto probabilmente sacrificato nel turnover fra stranieri.
Le possibili chiavi della partita
In assenza di Nico Mannion, i cinque italiani che saliranno sul pullman per Trieste saranno dunque Alviti, Assui, Fall, Virginio e Librizzi, con quest’ultimo che con ogni probabilità erediterà i galloni da capitano ceduti dalla meteora rossa. Mannion, nelle quattro partite giocate quest’anno, ha viaggiato a quasi 27 punti di media, risultando il miglior marcatore dell’intera LBA. In sua assenza il peso in fase realizzativa sarà tutto sulle spalle delle guardie Harris e (soprattutto) Hands, ma attenzione proprio a Davide Alviti (reduce da qualche giorno di stop in settimana per l’influenza), che a Trieste ha lasciato ottimi ricordi dalla stagione 2020/2021, il quale dopo un paio d’anni trascorsi a ricoprire mansioni da magazziniere e sparring partner all’Olimpia Milano ha ripreso in mano la sua carriera esplodendo fragorosamente proprio domenica scorsa: nella vittoria su Pistoia ha realizzato 29 punti con percentuali clamorose, difendendo alla morte, catturando una caterva di rimbalzi e chiudendo con un eloquente 34 di valutazione. Trieste in quel ruolo ha i giocatori giusti –Uthoff su tutti- per attuare le opportune contromisure, ma attenzione a non lasciar entrare in fiducia un giocatore che, se messo in striscia, potrebbe rivelarsi letale. Sulla carta, statistiche e roster alla mano, quella contro Varese sarà la prima partita nella quale Trieste parte con un notevole vantaggio strategico sotto canestro, sia per la qualità dei due centri di ruolo, che per la possibilità di presidiare il pitturato anche in assenza di entrambi utilizzando i “falsi cinque” di cui è dotata – Brooks, Reyes ed all’occorrenza Uthoff– ma anche per la capacità di fiondarsi in cinque a rimbalzo sui due lati del campo, specialità nella quale la squadra di Mandole mostra, invece, uno dei suoi peggiori punti deboli. Il dilemma per il coaching team triestino sarà quello di decidere se approfittare di tale squilibrio cercando di servire maggiormente Johnson in pivot basso o sfruttando i movimenti in pick and roll che ultimamente stanno uscendo dalla fase di rodaggio per divenire maggiormente efficaci, oppure anche cercando in un numero maggiore di possessi di battere in uno contro uno la tutt’altro che irresistibile prima linea difensiva varesina per attaccare il ferro con Colbey Ross e Markel Brown. Oppure, al contrario, optare per una scelta conservativa e non snaturare il gioco più esterno che finora ha fatto le fortune della squadra portando fatturati importanti. Di certo la velocità di esecuzione è nel DNA di entrambe le squadre, per cui si prevede una partita scoppiettante e spettacolare soprattutto per quanto riguarda la fase offensiva. Tutto ciò, naturalmente, va filtrato attraverso la consueta riservatezza della società triestina sullo stato di salute dei suoi giocatori: infatti, sebbene tutto indichi la sesta come possibile prima partita al completo per i ragazzi di Jamion Christian, come sempre sarà necessario attendere fin dopo gli inni nazionali per sbirciare se qualche giocatore si sistemerà comodamente in fondo alla panchina per non venire utilizzato. Ormai Trieste ha fatto l’abitudine all’ostinata assenza di informazioni in merito, e tutto sommato, anzi, la suspense mette ulteriore pepe all’attesa (oltre a non dare vantaggi agli avversari in fase di preparazione alla partita).
Trieste-Varese, un’autostrada molto trafficata
Presente contro passato, dicevamo. Quella contro Varese è stata una delle ultime partite (la penultima, per la precisione) giocate in casa in Serie A da Trieste nella primavera del 2023, meno di un mese prima di retrocedere. La squadra degli immarcabili era stata appena raggiunta dalla notizia della penalizzazione di 16 punti che di fatto l’avrebbe condannata alla retrocessione dopo una stagione di trionfi sul campo, querelle che poi si risolse in una patetica marcia indietro assolutoria figlia anche del cieco endorsement pubblico “sulla fiducia” dei tifosi eccellenti del glorioso club lombardo. Querelle che, però, ebbe l’effetto di compattare ambiente e squadra, che si presentò all’Allianz Dome carica e decisa a vendere cara la pelle, per conquistare due punti che avrebbero potuto, nonostante tutto, tenere accesa la speranza. Fu l’ultima partita giocata in maglia triestina da Corey Davis, i cui 27 punti non bastarono ad arginare la macchina da canestri di coach Brase, che grazie ad una pazzesca sequenza da tre punti di Tomas Woldetensae (ed ai 27 punti di Markel Brown) riuscì a spuntarla di sole 3 lunghezze al termine di un match fin lì faticosamente condotto da Trieste. Una clamorosa prestazione difensiva di Lodo Deangeli riuscì se non altro ad innervosire l’MVP, il temutissimo Colbey Ross, che non incise in alcun modo sulla partita, a differenza di quanto riuscì a fare il suo gomito sul setto nasale di Michele Ruzzier. Di quella spedizione faceva parte anche il capitano Giancarlo Ferrero, che di lì a tredici mesi, sullo stesso parquet, alzò da vincitore la coppa di A2. Non vi partecipò, invece, Justin Reyes, ancora fermo per l’infortunio al ginocchio: rientrò in tempo per disputare le ultime due partite, contribuendo in modo determinante alla vittoria che, alla fine, valse la salvezza. In piedi accanto alla panchina di sinistra, in giacca ed a braccia conserte, assistette silenzioso al match colui che dopo un mese fu nominato miglior dirigente del campionato, quel Michael Arcieri artefice dell’allestimento di un roster fantastico, che la sera del 16 aprile 2023 era praticamente certo di poter continuare ancora a lungo la sua avventura al fianco del General Luis Scola. Tre mesi dopo, successivamente a vicende che non saranno mai chiarite fino in fondo, parlava già da GM di Trieste seduto nella hall dell’Hotel Duca D’Aosta in piazza Unità. Il manager italo americano, con il suo aplomb da dandy londinese più che da ragazzo cresciuto nel Queens, ancora oggi minimizza l’accaduto e non nomina mai la difficile convivenza con il General come vera molla del suo trasferimento: tutto sommato, dopo un anno e mezzo, non ha più nemmeno troppa importanza. L’asse Trieste-Varese, però, si rivelò un’autostrada a due sensi: a percorrerla in senso inverso fu il coach che proprio a causa di quella sconfitta si rese probabilmente conto che la sua squadra era avviata verso il precipizio. Marco Legovich è, da allora, assistant coach sulla panchina varesina, protagonista l’anno scorso di una difficilissima salvezza e già messo sulla graticola quest’anno dopo sole cinque partite assieme a coach Mandole. Arcieri a Varese e Legovich a Trieste sono ancora personaggi amatissimi, e verranno di certo accolti con un’ovazione dai loro ex tifosi ad ogni loro ritorno in città.
Trieste quest’anno si è già “vendicata” di Woldetensae, andando a vincere a Napoli (dove il giocatore bolognese è nel frattempo migrato), costringendolo ad una prestazione decisamente sottotono. Ross e Brown conservano un ottimo ricordo della loro precedente esperienza insieme, ma oggi sono in stato di grazia e non faranno prigionieri. Reyes è in costante recupero, e potrà essere un fattore determinante. Arcieri è sempre lui, ma stavolta la sua giacca e le sue braccia conserte assisteranno alla partita accanto alla panchina di destra. Quella giusta.