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Anche la Virtus Verona banchetta sull’indegno terreno del Rocco

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Triestina-Virtus Verona: 0-2 (34′ De Marchi (V), 96′ Germano a.g.)

Triestina: Roos, Germano, Frare, Moretti, Pavlev, Braima, Correia, Vallocchia, Tonetto, Olivieri, Verteinen. All. Marino

Virtus Verona: Alfonso, Rigo, Mehic, Daffara, Metlika, De Marchi, Toffanin, Gatti, Calabrese, Pagliuca, Munaretti. All. Fresco

Arbitro: Gavini di Aprilia. Assistenti: Macchi di Gallarate e Martone di Monza

Dura una mezzoretta il tentativo dell’Unione di cercare perlomeno di rialzare la testa. Per carità, un tentativo poco convinto ed intriso di timidezza, ma di certo a questi ragazzi non si può rimproverare mancanza di impegno e voglia di reazione. Il problema vero è che sono malissimo assortiti, male assemblati e, soprattutto sono privi di un terminale almeno credibile davanti, un opportunista d’area, un giocatore che possa capitalizzare palloni che arrivano sporchi e con il contagocce e pertanto devono essere sfruttati tutti in modo estremamente utilitaristico. E’ la prima per Marco Olivieri dopo la grottesca vicenda burocratica che lo ha visto fermo ai box per settimane, ma il suo ingresso al fianco di Vertainen non sembra dare quella sferzata di freschezza ed imprevedibilità necessaria come l’aria. Peraltro, il tandem in attacco dura giusto il tempo di permettere all’ingenuità del finlandese di prevalere sulle sue qualità calcistiche (non che sia un’impresa particolarmente impegnativa): due ammonizioni nel giro di dieci minuti, di cui la seconda sacrosanta quanto evitabile, lasciano la Triestina in 10 per 70 minuti, mettendo una pietra tombale su convinzione e determinazione, facendo nuovamente riaffiorare i soliti fantasmi che generano imprecisione, incertezza, scoramento, scarsa reattività. Imprecisione, c’è da dirlo, di certo non attenuata dal terreno agricolo che è tornato ad essere il fondo dello stadio Rocco, una indecenza per un livello professionistico anche di bassissimo livello come quello che sta andando in scena in queste disgraziate settimane di inizio autunno, ma i canyon spalancati e pericolosissimi per articolazioni e muscolatura degli atleti renderebbero ingiocabile anche una partita fra dilettanti. Nella prima mezz’ora, nonostante tutto, l’Unione mostra una decisa prevalenza territoriale, con gli ospiti che si limitano al compitino nel contenere i tentativi dalla tre quarti alabardata in su, ma che dal canto loro non riescono a costruire alcunché davanti a Roos. La Triestina colpisce addirittura una traversa con Pavlev, ma l’espulsione di Vertainen seguita, qualche minuto dopo, dal solito jolly pescato da un attaccante avversario (De Marchi, lasciato libero di tirare da poco fuori il limite dell’area, è abile però a liberarsi e piazzare un bolide nell’angolino alto sulla sinistra di Roos), abbatte il morale di una squadra che, semplicemente, non ha le qualità per farcela in 10 contro avversari che da quel momento giocano a fare il gatto con il topo.

Nella ripresa la squadra cerca di reagire e tiene costantemente l’iniziativa, anche se il gioco è spezzettato da mille falli, incidenti e sostituzioni che alla fine si tramuteranno in un prolungamento di agonia di ben 9, inutili, minuti. La Virtus Verona si permette addirittura di abbassare la concentrazione facendo infuriare il suo allenatore Fresco, ma appena rimette a posto i meccanismi rialzando il baricentro dell’azione a totale suo piacimento è Roos a dover tenere accesa la flebile fiammella di speranza. La capitolazione finale arriva in contropiede con la squadra tutta proiettata in attacco, ma l’arrotondamento dello svantaggio non cambia la sostanza: l’Unione per tutto il secondo tempo, durato 54 minuti, non tira letteralmente mai nello specchio della porta avversaria.

Finisce con la solitamente compassata, e semideserta tribuna a contestare sonoramente e pesantemente Alexander Menta, da tutti individuato come colpevole primario per l’allestimento di questo scempio calcistico. Ora probabilmente verrà annunciato ufficialmente il nuovo allenatore, sempre che -davanti allo spettacolo a cui ha assistito- non ci ripensi. E poi inizia per l’Unione, sempre più ultima dopo l’ulteriore beffa del punto di penalizzazione, un ciclo “lombardo” di sfide che dovrà sfruttare perlomeno per non rendere irrecuperabile lo svantaggio dalla prima posizione utile per salvarsi in vista di un mercato di riparazione che, allo stato attuale e dati i precedenti, non promette nulla di buono.