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New Chapter

Tempo di lettura: 5 minuti

A 6 anni ho deciso che era giunto il momento di iscrivermi a uno sport di squadra, e con il cognome che mi ritrovo, non poteva non essere che il basket… a no scusate, magari in un altra storia. La verità è che ho scelto la pallavolo, e da scelta inconsapevole, si è rivelata una coesistenza per più di due terzi della mia vita. 

A 16 anni non sapevo chi ero e cosa volevo essere, ma quell’unica costante certezza che mi accompagnava già da un decennio, mi ha aperto un nuovo capitolo della mia esistenza. Sulle note di “buon viaggio” di Cremonini, ho preso le mie due valigie piene di sogni per trasferirmi in una vita, che mi vedeva una giocatrice di pallavolo lontana da casa alla ricerca del proprio successo.


A 20 anni, di me stessa sapevo ancora meno di 4 anni prima, avevo finito le superiori, avevo sulle spalle tre traslochi e altrettante città, avevo scoperto la vita, il divertimento, l’amicizia ma avevo perso una cosa molto più importante, Sofia. Ancora una volta davanti alla solita domanda sul mio futuro, ho fatto nuovamente i bagagli ma per una destinazione un po’ più lontana, gli States.                                                                        A 20 anni l’America mi ha donato e mi ha sottratto tanto, mi ha regalato un’ seconda opportunità, una opportunità che profuma di futuro, di ambizioni, di scoperte e di determinazione, ma allo stesso tempo mi ha tolto il profumo della mia terra, le persone che amo, e la mia cultura. Una cosa sola non è mai cambiata, la pallavolo, che come fidata complice mi accompagna fino al mio orizzonte. L’America, mi ha riportata a studiare, a credere nelle mie capacità, ad uscire dai problemi senza farmi trasportare dalla corrente, mi ha dato anche alcune soddisfazioni sportive, ma ancor di più mi ha fatto ricredere nel valore dei rapporti interpersonali.

Oggi all’età di 21 anni, continuano ad arrivare novità ma anche conferme, in questo costante turbine chiamato vita, sono nuovamente tornata negli Stati Uniti, ma il mio spirito indipendente quest’anno mi ha condotto in un altro stato e in un altra università. Tuttavia prima di arrivare ad oggi, i mesi passati meritano una attenzione in più.  A metà aprile prendo un volo di ritorno per l’Italia salutando definitivamente il mio capitolo all’Iowa Western, in quanto un problema al piede, mi costringe a interrompere la mia avventura con un po’ di anticipo, portandomi solo un mese più tardi a salire su un volo diretto a Barcellona per risolvere definitivamente questa problematica, dando ufficialmente inizio alla mia odissea, o più comunemente “estate 2024”. Cambiare preoccupa sempre, ma l’ignoto molto di più, e ritrovarsi di nuovo in Italia ma a letto per un mese e mezzo non è stato facile, ogni giorno era un giorno in meno al momento in cui un atleta deve tornare in palestra e dimostrare le proprie capacità, ma quali possono essere dopo così tanto tempo di inattività? Sembra che tutto remi nel verso opposto, il dolore, la forma fisica non adeguata, ma la voglia di mettersi in gioco e uscirne più forte di prima c’è e quindi a poche settimane dalla partenza mi sono ritrovata nuovamente a girare come una trottola tra pesi, visite mediche, valigie e a dare il massimo per tornare ad essere una versione migliore di me stessa.


Tornando a noi e ad oggi, sembra passata una vita da tutte queste esperienze vissute, e in effetti è proprio così, le cicatrici che porto dicono chi sono e da dove vengo. Come la credenza popolare sostiene che ogni cicatrice porta con se una storia, per quanto mi riguarda ce ne sono state, ci sono e ce ne saranno ancora tante, alcune più visibili di altre, ma sono presenti non solo per ricordare ma anche per raccontare, e vi assicuro che di cose da dirvi ne ho davvero tante.

WELCOME IN THE NEW CHAPTER.

english version

When I was 6 years old, I decided it was time to sign up for a team sport, and with my last name, it could only be basketball … no sorry, maybe in another story. The truth is that I chose volleyball, and from an unconscious choice, it turned out to be a coexistence for more than two-thirds of my life. 

At 16, I did not know who I was and what I wanted to be, but that one constant certainty that had been with me for a decade already opened a new chapter of my existence. To the tune of the Italian singer song Cremonini’s “buon viaggio,”  I took my two suitcases full of dreams to move into a life, which saw me a volleyball player far from home in search of my own success.


At 20 years old, I knew even less about myself than I had 4 years earlier, I had finished high school, I had three moves and as many cities on my shoulders, I had discovered life, fun, friendship but I had lost something far more important, Sofia. Once again faced with the usual question about my future, I packed my bags again but for a destination a little further away, the States. 

At the age of 20, America gave me and took away so much, it gave me a second chance, an opportunity that smells of future, ambition, discovery and determination, but at the same time it took away the scent of my land, the people I love, and my culture. Only one thing has never changed, volleyball, which as a trusted accomplice accompanies me to my horizon. America, it brought me back to study, to believe in my abilities, to get out of problems without getting carried away by the current, it also gave me some sporting satisfactions, but even more, it made me believe again in the value of interpersonal relationships.

Today at the age of 21, new things keep coming but also confirmations, in this constant whirlwind called life, I am once again back in the United States, but my independent spirit this year has led me to another state and another university. However, before we get to today, the past months deserve extra attention.  In mid-April I take a flight back to Italy saying goodbye for good to my chapter at Iowa Western, as a foot problem, forced me to cut short my adventure a bit early, leading me only a month later to board a flight to Barcelona to resolve this issue for good, officially beginning my odyssey, or more commonly “summer 2024.” Change always worries, but the unknown much more so, and finding oneself back in Italy but bedridden for a month and a half was not easy, each day was one less day to the time when an athlete must return to the gym and prove his or her abilities, but what can they be after so much time of inactivity? Everything seems to be rowing in the opposite direction, the pain, the inadequate fitness, but the desire to put myself out there and come out stronger than before is there, and so with just a few weeks to go I found myself again spinning like a top between weights, doctor’s visits, suitcases and giving my all to be a better version of myself again.

Coming back to us and to today, it seems like a lifetime since all these lived experiences, and indeed it has, the scars I bear tell who I am and where I came from. As popular belief holds that every scar carries a story, as far as I am concerned there have been, there are and there will be many more, some more visible than others, but they are there not only to remember but also to tell, and I assure you that I really have a lot to tell you.

WELCOME TO THE NEW CHAPTER 

Sofia Cerebuch