DOLOMITI ENERGIA TRENTINO – PALLACANESTRO TRIESTE 85-68
Dolomiti Energia Trentino: Conti 4, Spagnolo 19, Forray 9, Zangheri 0, Flaccadori 13, Udom 7, Dell’Anna 0, Crawford 11, Ladurner 2, Grazulis 12, Atkins 6, Lockett 2. Allenatore: Molin. Assistenti: Dusmet, Bongi.
Pallacanestro Trieste: Bossi ne, Davis 8, Spencer 11, Deangeli 0, Ruzzier 5, Campogrande 2, Vildera 0, Stumbris 6, Bartley 23, Lever 6, Terry 7. Allenatore: Legovich. Assistenti: Maffezzoli, Vicenzutto.
Parziali: 18-12 / 24-22 / 24-16 / 19-18
Progressivi: 18-12 / 42-34 / 66-50 / 85-68
Arbitri: Attaro, Paglialunga, Catani.
E’ la solita schizofrenica Trieste, nella sua scialba e timida versione da trasferta dell’ultimo mese e mezzo, quella che va a godersi una fresca scampagnata primaverile fra i monti del Trentino. Il parquet della Dolomiti Energia conferma la sua tradizione da bestia nera, nerissima per i biancorossi, che da quando sono tornati in Serie A nel 2018, da queste parti hanno collezionato solo figuracce. La sestultima giornata di campionato non fa eccezione: la squadra di Molin dispone di quella di Legovich a partire dal primo vantaggio 6-5 arrivato dopo un inizio-ciapanò su entrambi i lati del campo: da allora, il vantaggio si dilata progressivamente, con Trieste che si limita a fare da spettatrice poco interessata in difesa e si ostina a litigare con il canestro in attacco, andando alla ricerca di soluzioni cervellotiche a bassissima percentuale, sbagliando anche i pochi tiri presi bene e perdendo banalmente una quantità abnorme di palloni. Bartley è irriconoscibile per 30 minuti, finisce addirittura in terreno negativo di valutazione il primo tempo, perde 7 palloni in venti minuti ed in generale sembra disorientato, irretito dalla staffetta difensiva cucita alla perfezione su di lui da un pacchetto di esterni che portano a scuola di pallacanestro i corrispondenti triestini per tutta la partita. Il top scorer del campionato si ricorda che ha un tabellino da salvaguardare a vantaggio di chi lo leggerà in chiave prossima stagione, ed in pieno garbage time arrotonda il suo bottino portandolo a 23 punti mai così ingannevoli come stasera.
Trieste ha una reazione d’orgoglio esclusivamente per i primi tre minuti del terzo quarto, quando da -11 riesce a rientrare sul -5. Ma, esattamente come a Scafati, torna improvvisamente (ed inspiegabilmente) a calare l’intensità difensiva offrendo a Trento metri e secondi di vantaggio per vendemmiare da lontano: tre bombe consecutive di Grazulis chiudono virtualmente l’incontro, anche perché Trieste, frustrata nel suo peraltro poco convinto tentativo, a quel punto tira completamente i remi in barca. La squadra di Legovich torna a deconcentrarsi, perde tre palloni di seguito che fruttano altrettanti contropiede trasformati in punti, non mette dentro un pallone nemmeno per errore, assume il consueto linguaggio del corpo da desiderio immediato di doccia e viaggio di ritorno. Solo che ci sono ancora 15 minuti da giocare, ed il divario continua inesorabilmente a dilatarsi sotto i colpi di uno Spagnolo dal 70% al tiro da due (favorito nella sua prestazione dalla distanza media del difensore più prossimo, impalato ad ammirarlo da almeno tre metri), di un Forray scaltro addirittura ad irretire i lunghi triestini sotto canestro e di un Andrew Crawford che avrà anche 34 anni ma se lo fai tirare piedi a terra è capace di infilare una striscia di realizzazioni che porta il distacco prossimo ai 30 punti. Legovich prova a sparigliare un po’ le carte provando a difendere a zona, ma affinché tale scelta possa portare qualche frutto sarebbe perlomeno necessario che siano in cinque a rimanere contemporaneamente concentrati ed aggressivi. Sava san dir, ciò non accade praticamente mai.
I biancorossi subiscono in ogni parte del campo. I lunghi dinamici di Trento non lasciano punti di riferimento a quelli più verticali ma enormemente più statici triestini, gli esterni abusano del tiro dalla media distanza uccidendo la partita nel secondo quarto, in contropiede Trento si presenta sistematicamente in superiorità numerica dal momento che dopo una palla persa o un rimbalzo offensivo mancato Trieste non rientra mai in difesa (a parti inverse ed in situazioni analoghe, l’attaccante biancorosso si trova sempre a dover attaccare in uno contro tre o contro quattro).
Per un Bartley pessimo, c’è un Ruzzier forse menomato da un forte colpo fortuito subito alla nuca in un contatto con il compagno di squadra Vildera, che torna a non incidere, non riesce in alcun modo a fungere da interruttore per i giochi a due dei lunghi, è frustrato dalla difesa asfissiante di Flaccadori e Spagnolo e finisce nervosissimo scagliando la palla contro il supporto del canestro dopo una tripla subita nel finale intimando a gran voce al coach di chiamare time out per interrompere la clamorosa emorragia. Senza i suoi due motori principali, Legovich ha poche, pochissime frecce alternative al suo arco. Ha qualche sprazzo da Spencer, forse il meno negativo fra i suoi (ennesima doppia doppia per lui) anche se torna pestarsi i piedi con Terry in attacco ed anche nel tagliafuori difensivo, ha uno Strumbis che si batte in difesa e ci prova in attacco naufragando però, come il resto della squadra, su percentuali di realizzazione insufficienti; ha, infine, un Davis che da playmaker è un giocatore in prestito, che trova qualche fiammata in attacco ma si rifiuta di difendere e non rientra mai nelle transizioni avversarie. Trascurabile il contributo di tutti gli altri, peraltro pochissimo impiegati nell’arco dei 40 minuti.
Attenzione, però. Se Trieste pensa, dopo essere tornata padrona del proprio destino vincendo contro la Virtus domenica scorsa, di potersi mettere alla finestra attendendo semplicemente buone notizie dagli altri campi, rischia concretamente di farsi male, anzi malissimo. Se c’è una cosa che ormai Legovich ed i suoi uomini dovrebbero aver capito è che in questo campionato non esiste alcun risultato impossibile, non si può nemmeno più parlare di sorprese quando un pronostico viene sovvertito. E così Napoli va a vincere nettamente sul campo della capolista Virtus (dopo aver dominato due settimane fa proprio sul parquet trentino, evidentemente non così inespugnabile come fatto sembrare da Trieste), Reggio Emilia conduce dall’inizio alla fine a Varese togliendosi per la prima volta dalla seconda giornata dalla zona retrocessione. Trieste conserva quattro punti di vantaggio sull’ultimo posto in classifica alla luce della sconfitta di Verona a Brescia -con Verona che dovrà venire a Trieste all’ultima giornata- ma l’obiettivo è evitare il penultimo posto, e per sapere dove si collocherà la zona pericolo bisognerà attendere lunedì sera quando Scafati affronterà in casa Brindisi. Ma, di nuovo, bisognerà partire dal presupposto che i campani abbiano tutte le possibilità di battere i pugliesi, e con tale pensiero sarà opportuno ripartire a testa bassa ad allenarsi fin da lunedì mattina.
Anche perché ora è indispensabile non disunirsi, resettare completamente questo disastro, magari imparandone e metabolizzandone la lezione, e puntare decisamente al prossimo match casalingo contro Varese, match difficilissimo ma anche una delle ultime chance di poter approfittare delle mura domestiche prima di due trasferte consecutive a Sassari e Pesaro nelle quali sarà opportuno cambiare decisamente vestito.
Questa la classifica in chiave salvezza: Brescia 22, Trieste e Treviso 20, Reggio Emilia e Napoli 18, Verona e Scafati 16 (Scafati una partita in meno).