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Società stabilizzata, ora via al mercato

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Inizia oggi l’”era Edilimpianti” nel capitale della Pallacanestro Trieste. Dopo la falsa partenza di venerdì scorso, quando pareva che le quote che sarebbero state acquisite dalla società triestina attiva nel campo immobiliare avrebbero dovuto essere scorporate dal pacchetto in possesso di Marco Bono e Luca Farina durante un’assemblea dei soci che invece non si è svolta, si è giunti invece all’uscita definitiva del Consorzio Trieste Entra in Gioco (10%, pari a 5000 euro) e di Andrea Monticolo (7%, pari a 3500 euro) a favore dell’entrata di Settimo Real Estate, che ora è dunque proprietaria del 17% del capitale sociale. Separazione apparentemente amichevole, quella di TEIG e Monticolo, ma che sembra solo l’ultimo capitolo di una storia di rapporti da sempre non esattamente idilliaci con i soci di maggioranza. Oggetto del contendere la mancata firma da parte dei soci uscenti di una presa d’impegno – più morale che patrimoniale – sulla buona gestione contabile indispensabile per completare l’iscrizione (documento peraltro preteso da anni dalla Comtec): tecnicismo solo apparentemente secondario, che si è trasformato in una questione di principio e che ha portato ad una decisione consensuale che ultimamente pareva abbastanza prevedibile. Presa d’impegno firmata pro quota dagli altri soci. I due soci di maggioranza hanno apposto la loro firma personale di garanzia anche per l’emissione da parte di un istituto bancario della fideiussione da 250.000 euro, anch’essa passaggio indispensabile al fine di poter partecipare alla prossima Serie A.

Repentino cambio di rotta societario, dunque, che porta due deduzioni logiche: Marco Bono e Luca Farina, che in molti davano intenzionati a procedere progressivamente al disimpegno dalla gestione della Pallacanestro Trieste sia dal punto di vista gestionale che da quello economico, rimangono invece al comando continuando a detenere la maggioranza delle quote, e lo faranno assieme a Vincenzo Settimo, che ora detiene il terzo pacchetto più importante. Il loro impegno di rischio anche personale implica inoltre che, dopo i proclami di venerdì scorso, si perfeziona anche nei fatti l’iscrizione al campionato, e dunque che il progetto sportivo può essere programmato con rinnovata (relativa) tranquillità ed ottimismo, dal momento che nessun imprenditore rischierebbe di suo in una avventura evidentemente destinata a non avere successo.

Ed è proprio la parola ”ottimismo” a trapelare negli ultimi giorni dagli ambienti societari: pur con evidenti interrogativi sul budget, la proprietà allargata al nuovo socio è infatti confidente nel riuscire a reperire per intero le risorse attualmente declinate solamente sulla carta ma ancora da formalizzare, consegnando nelle mani di chi sarà delegato a gestire il mercato assieme al nuovo coach un monte ingaggi sufficiente ad allestire un roster di qualità perlomeno simile a quello dell’ultima stagione. Per raggiungerlo, devono ancora essere formalizzati alcuni contratti di sponsorizzazione, almeno uno dei quali, di importo rilevante, portati in dote da Vincenzo Settimo. Ma certamente una buona quota di tale somma dovrà derivare dagli incassi del ticketing (abbonamenti e biglietti), ed è auspicabile che la società comprenda che per riconquistare lo zoccolo duro dei tifosi persi per strada negli ultimi due anni non sarà sufficiente chiamarli a raccolta a scatola chiusa: sarà necessario andarli a prendere ad uno ad uno, rimettendoli al centro del progetto, pensando campagne abbonamenti abbordabili ed attrattive, ma anche tornando a donarsi alla città, raccontandosi in modo diverso e più coinvolgente, aprendosi ad una trasparenza che negli ultimi tempi, oggettivamente, è stata la grande assente nella linea di comunicazione adottata. Ed anche rendendosi conto che la triestinità è un valore discriminante in questa città, un valore che le vicende sportive hanno portato inevitabilmente ad anacquarsi, ma che il club è ancora in tempo per rigenerare, coltivare, valorizzare magari tenendone conto nell’allestimento della squadra e del team tecnico. Insomma, la società non dovrà commettere l’errore di dare per scontato il ritorno del feeling fra città e squadra: non sarà la sola riapertura dei gate senza restrizioni a generare l’afflusso pre Covid, perchè non è solo il Covid ad aver tenuto lontana la gente negli ultimi diciotto mesi.

Definito il nuovo assetto sociale, bisogna ora passare velocemente ad individuare le cariche sociali (il nuovo presidente, se Mario Ghiacci vorrà dedicarsi esclusivamente all’aspetto sportivo, sempre che il barometro del suo umore rimanga stabile in quella direzione. Ma anche, di conseguenza, il General Manager). Magari, però, anticipando la formalizzazione dell’accordo con quello che ormai tutti individuano come il nuovo allenatore: Marco Legovich avrebbe così anche l’investitura ufficiale che gli permetterebbe di finalizzare le numerose relazioni che ha costruito negli anni con procuratori e giocatori per iniziare a costruire la squadra che (almeno nel concetto più che nei nomi) ha sicuramente già iniziato ad immaginare. A proposito del coach: a quanto pare, tanto per sgombrare una volta per tutte il campo dai dubbi, quella di Legovich sembra una scelta maturata da tempo, slegata da dinamiche economiche e strettamente connessa ad un progetto sportivo. La nomina del giovane allenatore triestino era nella mente della società da tempo, e su di essa il club investe una larga fetta del suo futuro: non è una ardita scommessa, perchè nonostante la giovane età Legovich ha ampia esperienza ad alti livelli, sebbene non da head coach ma al fianco di allenatori che lo hanno fatto crescere e maturare alla loro ombra, ha consolidato contatti importanti che non potrà che affinare collaborando con il settore Nazionali, ha un credito di riconoscenza con moltissimi giocatori, dai più giovani ai veterani, con i quali non si è mai risparmiato nel lavoro individuale a qualsiasi ora festivi compresi, che gli frutterà se non altro un passa parola positivo nell’ambiente (ed è noto come il passa parola sia uno dei passepartout di più alto valore sul mercato). Ma una scelta rischiosa per entrambe le parti, quello certamente sì: sia la società che il coach avrebbero infatti moltissimo da perdere da un eventuale fallimento della missione. E’ per questo che il club dovrà essere pronto a far quadrato attorno al suo allenatore quando arriveranno (ed arriveranno) i momenti di difficoltà, in un ambiente, quello triestino, che ultimamente perdona pochissimo a chiunque.

Questo 14 giugno potrebbe dunque essere il vero spartiacque delle vicende post Allianz della Pallacanestro Trieste. Potrebbe finalmente segnare l’avvio della costruzione di una stagione che si preannuncia difficilissima e supercompetitiva con il ritorno di Verona dopo vent’anni ed in attesa di una gara 5 di finale che potrebbe riportare in Serie A la Cantù di Matteo Da Ros dopo un solo anno di purgatorio: ultimo ostacolo, l’inferno umido di Scafati, cliente niente affatto disposto ad arrendersi.