tsportinthecity

Marina: calcio, il primo amore

Tempo di lettura: 4 minuti

Ormai, torna a casa quasi solo per le feste comandate: bionda, occhi azzurri, sorriso accattivante, Marina Angiolini ha scelto di lasciare Trieste, attraversare l’oceano per andare a studiare in un “college” ma, soprattutto, per coltivare la sua passione sportiva.
“In questo momento – racconta Marina – vivo negli Stati Uniti, perché ho ottenuto una borsa di studio sportiva: quindi adesso studio e… gioco a calcio.”

Lo stai dicendo con un mezzo sorriso di soddisfazione ma, prima di arrivarci, la storia è piuttosto lunga….
“Già – conferma – c’è stato un bel percorso dietro. In realtà, a calcio gioco relativamente da poco tempo, ufficialmente dal dicembre 2018.  Prima ho vestito per dieci anni la maglia del Futurosa Basket, Però, adesso, è una bella soddisfazione essere calciatrice negli U.S.A.”

Quando eri piccolina non riuscivi a deciderti: ti piaceva lo sci, ti piaceva il basket però, alla fine, è arrivato il calcio…
“Per ultimo – dice Marina – però è sempre stato il mio primo amore. Quand’ero piccola, non c’erano tante squadre femminili, quindi ho dovuto fare delle scelte anche in base alla situazione:  ho continuato col basket finchè si è aperta questa nuova strada. Non so se mi hanno visto giocare, non credo, ma questa agenzia, che si chiama College Life Italia, mi ha contattato su Instagram e  mi ha aiutato ad ottenere questa borsa di studio che negli Stati Uniti permette, oltre a frequentare gli studi, anche di praticare a tempo pieno lo sport”

Ma questo tuo amore per il calcio?
“E’ partito – ricorda Marina – al tempo delle elementari quando, con la mia migliore amica e suo fratello, c’eravamo messi a giocare a calcio: è scattata la scintilla, come per il primo amore, e non ho più smesso. Anche se praticavo, anche bene, il basket, comunque giocavo sempre coi maschi, magari in spiaggia: ogni occasione era buona per giocare.”

Ma pensavi a qualcosa di più serio?
“Mentre giocavo a basket – confessa Marina – ogni tanto… però, anche non seriamente, perché con il basket andava molto bene ed avevo parecchie soddisfazioni. Poi, però, ho saputo che c’era un camp estivo organizzato dalla Juventus, per la prima volta anche per le ragazze, e non ho perso l’occasione. Alla fine, ho deciso: devo giocare al calcio.”

Partita una nuova avventura, insomma, in parallelo con lo studio…
“Assolutamente – conferma Marina – di pari passo, perchè devi andare bene anche nello studio per poterti permettere di giocare poi nella squadra. Sono a Great Band in Kansas  ad un paio d’ore da Wichita, la città più conosciuta – Studio al Barton Community College nel corso equivalente di Scienze Motorie, sta andando bene e il mio obiettivo finale sarebbe di fare fisioterapia.”

 Come lo vedi il calcio…
“Mi libera la mente – osserva Marina – come ogni sport m’insegna tanto, soprattutto alza il mio livello, non solo sportivo, ma personale. Il lavoro di squadra, il fatto di aiutarci, lo vedo come una cosa che devo per forza fare nella vita.”

Il calcio femminile negli U.S.A. è al top…
“Sicuramente meglio rispetto quello maschile – ribadisce Marina – ma è un altro tipo di calcio, molto più fisico che tecnico, al contrario dell’Italia.  All’inizio mi trovavo un po’ spaesata perché  sono piccolina, molto tecnica, quindi all’inizio giocavo anche male. Poi, mi sono messa in palestra, sono andata a fare allenamento ogni giorno e… mi sono adeguata. Il  campionato comprende tutto il Kansas: quest’anno abbiamo fatto anche bene, abbiamo chiuso al secondo posto della nostra “Conference” e tra le prime venti nazionali. Sono contenta perché sono riuscita anche a farmi un po’ conoscere da altre persone: il che potrebbe aiutarmi in futuro anche al di fuori dal calcio.”

Qualche figura di riferimento nel calcio?
“In realtà – confessa Marina – no: il calcio mi piace tantissimo, mi piace giocare a calcio ma lo seguo molto poco. Forse penso a Sara Gama che ha fatto più o meno lo stesso percorso mio: è  andata da Trieste a Tavagnacco,  poi è andate a giocare fuori. Mi son detta, vabbè dai, se l’ho fatto lei magari posso farla anch’io. L’ho incontrata ad una partita che giocava contro il Tavagnacco: noi ragazzine dovevamo fare da raccattapalle, quindi chi l’ha conosciuta ma non ho avuto modo di parlare seriamente con lei di calcio.”

Esperienze in Italia e quelle negli Stati Uniti: molto diverse…
“Assolutamente sì – conferma Marina – negli U.S.A. è un calcio diverso: adesso la mia squadra è formata da ragazze di tante nazioni, dal Ghana alla Corea del Sud, alla Germania e ci sono quattro americane in tutto su 22 che siamo E questo, sicuramente, mi apre la mente In tutti i sensi. I nostri allenamenti, per esempio, si focalizzano sulla parte tattica perché la parte fisica te la fai da solo, principalmente in palestra ogni giorno. Moduli di gioco particolari no, ci piace un po’ variare.”

Non abbiamo detto ancora niente del tuo ruolo…
“Centrocampista – dice Marina – un po’ trequartista. Assolutamente destra. Numero di maglia? Inzialmente volevo il 7, l’allenatore mi aveva detto che andava bene, poi, invece mi ha dato 19 che, realtà, mi va anche bene perché sono nata il 19 marzo.”

Quando tornerai a Trieste sarà come fisioterapista o calciatrice?
Il mio obiettivo finale, il mio sogno, è di diventare calciatrice professionista e ci sto provando. Se dovessi tornare in Italia, quindi, lo vorrei fare da calciatrice…”