Prestazione discontinua dell’Allianz, che inizia male subendo la clamorosa vena al tiro partenopea, la rimette in piedi nel terzo quarto grazie a Mian, Banks e Cavaliero, poi pasticcia troppo in un finale in cui è poco lucida e lascia via libera ad una GeVi aggressiva e cinica nelle azioni che contano.
GEVI NAPOLI – ALLIANZ PALLACANESTRO TRIESTE 89-82
GeVi Napoli: Zerini 9, Mcduffie 22, Matera, Vitali, Velicka 11, Lynch 7, Parks 13, Marini 11, Uglietti, Lombardi 7, Rich 9, Grassi. All: Sacripanti
Allianz Pallacanestro Trieste: Banks 17, Davis 10, Konate 6, Deangeli, Mian 21, Delia 6, Campani, Cavaliero 13, Campogrande 3, Gražulis 6. All: Ciani
Parziali: 28-17; 56-48; 68-71
Arbitri: Lo Guzzo, Borgioni, Pepponi
Nulla da fare al PalaBarbuto per un’Allianz giunta sotto il Vesuvio con rotazioni limitate sia sotto canestro, con Lever ancora sotto terapia al ginocchio e Campani non certo pronto per spendere minuti sul parquet in serie A in partite punto a punto, e soprattutto in regia, dove oltre a Davis può solo prestare Cavaliero e Banks in un ruolo che poco si adatta alle loro caratteristiche. Se l’Allianz vorrà mantenersi ad alti livelli in classifica senza lasciare nulla di intentato sia in Coppa Italia che in campionato dovrà velocemente porre rimedio soprattutto a quest’ultima lacuna, apparsa a tratti troppo penalizzante anche contro avversari che, a parte McDuffie e Rich ed al netto dei primi vagiti di un redivivo Luca Vitali ancora lontano parente di un giocatore di Serie A, possono schierare gente come Uglietti e Marini, con quest’ultimo a vincere praticamente da solo la partita negli ultimi cinque minuti di gioco. L’assenza di Fernandez, che con ogni probabilità diverrà definitiva nei prossimi giorni, impone un ripensamento totale delle rotazioni, con un effetto domino sugli equilibri in campo conquistati dopo mesi di ricerca della miglior chimica di squadra. E’ evidente che Cavaliero (autore comunque di una prova fenomenale nel momento di massimo sforzo triestino) non ha più le qualità fisiche per dettare i ritmi della squadra da playmaker, situazione misurabile con la feroce determinazione con la quale viene raddoppiato o triplicato in pressing asfissianti da parte degli avversari non appena Davis è costretto a sedersi per rifiatare per qualche minuto. Oltretutto, spremere così a lungo il capitano ed Adrian Banks significa averli stanchi e poco lucidi nel finale: succede anche a Napoli, dove dopo lunghi minuti di strapotere assoluto entrambi sbagliano scelte e conclusioni, peraltro imitati da Fabio Mian fino a quel punto MVP assoluto fra i suoi.
Il problema sotto canestro sarebbe meno pressante se Sagaba Konate desse almeno ogni tanto qualche segno di vita. Il lungo maliano, dopo sprazzi di “non morte” contro Pesaro, ripiomba in terra partenopea nella più totale abulia: si dimentica che al minibasket ti insegnano il tagliafuori e concede seconde chance a rimbalzo a ripetizione, perde banalmente alcuni palloni sanguinosi, sbaglia un paio di schiacciate (la seconda, nel finale, passibile di fucilazione), in generale pare avulso dai meccanismi offensivi e difensivi e totalmente spaesato. Di un giocatore che si esibisce a questi livelli, francamente, sarebbe ora di disfarsi, non fosse altro che in questo momento il problema playmaker è divenuto priorità assoluta. Un bel dilemma per la dirigenza biancorossa. Non che sotto canestro Delia e Grazulis disputino la loro miglior partita, ma a contare è l’atteggiamento, la voglia, la presenza nonostante errori talvolta clamorosi.
Napoli, alla fine, vince meritatamente una partita che conduce quasi per tutta la sua durata, tranne 6-7 minuti in cui Trieste si porta avanti anche di 5 punti, approfittando del calo di una pressione difensiva che nessuna squadra in Europa sarebbe in grado di mantenere per 40 minuti, e di alcune scelte affrettate in attacco da parte dei padroni di casa, che però hanno il merito di non smarrirsi e reagire non più con McDuffie e Parks, prepotenti protagonisti nel primo tempo, ma con le seconde linee, giocatori che di certo non ti aspetti come match killer ma che alla fine si dimostrano talmente assetati di sangue da difendere mani addosso bassi sulle gambe in ogni metro dei 28 a disposizione: quando Zerini e Marini infilano le bombe decisive e non tremano dalla linea dei tiri liberi, probabilmente capisci che non è serata. Ed infatti Davis, Banks e Mian devono averlo capito bene, tirando i remi in barca ad un paio di minuti dal termine, quando affrettano conclusioni cervellotiche ed illogiche improvvisando attacchi senza ritmo, dimostrano di aver finito la benzina sia dal punto di vista fisico che nervoso. Grandi meriti di Napoli, certo, ma le 20 palle perse ed i 10 rimbalzi offensivi concessi sono un vantaggio che in serie A non si può lasciare a nessuno.
L’Allianz, grazie soprattutto ai risultati dagli altri campi (nessuna fra le squadre a 18 punti brilla, tranne Brescia), nonostante la sconfitta rimane quarta con una partita ancora da recuperare che, in caso di vittoria, le ridarebbe il terzo posto: sarà il caso di archiviare velocemente, anche dal punto di vista mentale, la trasferta campana, imparare dalle cattive scelte e dai difetti evidenziati al PalaBarbuto, presumere che le condizioni fisiche di Treviso non permetteranno alla squadra della Marca di difendere con l’intensità della GeVi (senza però dare per scontato il fatto) ed entrare già in clima partita in vista del sospirato recupero del PalaVerde, luogo in cui Trieste, tranne in una storica occasione, le ha sempre prese di santa ragione. La DeLonghi, intanto, ha recuperato il roster al completo, con Sims, Dimsa, Akele e Russel fermi però da una decina di giorni in quanto positivi al Covid. Positività dalla quale il recupero però è molto soggettivo (Groselle e Benzing lo dimostrarono banchettando sulla testa dell’Allianz nella disgraziata uscita contro la Fortitudo). E, in ogni caso, Treviso ha dimostrato con la vittoria a Pesaro in cui ha schierato 6 giocatori, che i limiti sono solo convenzioni mentali. Con ogni probabilità, invece, i problemi di roster triestini saranno sempre gli stessi: sarà compito del team tecnico trovare le contromisure più adatte, tenendo però conto che la coperta, con il 5+5, rimane in ogni caso troppo corta. Ma se il discorso sui limiti vale per gli altri, non si vede il motivo per il quale non debba valere anche per i ragazzi di Franco Ciani.
Palla a due al Palaverde giovedì 3 febbraio alle 20.00